lunedì 1 febbraio 2016

Il Sole Domenica 31.1.16

Sincronizzazioni

Quanto è lungo un secondo

di Patrizia Caraveo

La rotazione della Terra, che ci fa vedere il Sole che sorge e tramonta, è stato il primo orologio degli esseri umani. Adesso abbiamo modi molto più sofisticati di misurare lo scorrere del tempo che ci mostrano, tra l’altro, che il periodo di rotazione della terra, che è un pianeta vivo, con un interno fluido, non è proprio precisissimo. Un grande terremoto oppure uno tsunami fanno fare dei piccoli sussulti alla Terra. Così, se vogliamo mantenere la sincronizzazione tra il Coordinated Universal Time, misurato dagli orologi atomici, e la rotazione della terra, una volta ogni due, tre anni è necessario aggiungere un secondo extra. Quanto è lungo un secondo? Poco per i nostri standard di percezione del tempo ma abbastanza per avere bisogno di una decisione internazionale perché la misura del tempo deve essere unica per tutte le nazioni della Terra.
Si chiama leap second, letteralmente il secondo salterino, e la decisione di quando sia il caso di aggiungerlo è in mano di un’apposita commissione internazionale che si è riunita recentemente e ha deliberato di non decidere, perché i paesi membri non sono riusciti a trovare un accordo. Già perché quando si decide di inserire il secondo intercalare tutti i sistemi di misura del tempo (che sono tantissimi perché tutte le nostre azioni, specialmente quelle digitali, hanno un’etichetta temporale) devono essere corretti a mano. Una procedura che ha dei costi. Nasce quindi la domanda se valga la pena di preoccuparsi del secondo ballerino. Dimentichiamoci della sincronizzazione tra il Coordinated Universal Time e la rotazione della terra e interveniamo tra 100 anni quando la differenza sarà arrivata ad un minuto, dicono Stati Uniti, China e parte dell’Europa. A loro si contrappone di posizione di Russia e Inghilterra che invece vogliono mantenere la sincronizzazione, una perché la usa per i satelliti Glonass, l’altra per rispetto della tradizione. In mezzo ci sono gli astronomi che guardano il cielo con telescopi ancorati a terra. Per loro perdere la sincronizzazione tra rotazione della terra e il tempo celeste è un problema perché l’astronomia misura la posizione degli oggetti in base al momento nel quale culminano sulla volta celeste. Per mantenere la sincronizzazione tra terra e cielo gli astronomi dovranno adattare il loro software alla mancanza del secondo ballerino. È bene che lo facciano al più presto, dal momento che dovranno trascorre otto anni prima che il problema venga ridiscusso, magari per allora il secondi da aggiungere saranno due o tre.